"Dall'esterno le creature volgevano il loro sguardo dal maiale all'uomo, e dall'uomo al maiale, e ancora dal maiale all'uomo, ma già era impossibile distinguere l'uno dall'altro."
Così George Orwell conclude la narrazione de "La fattoria degli animali."
Sono rimasta qualche istante a leggere e rileggere il testo poc'anzi riportato.
Solo una domanda annebbiava la mia mente: com'è che avviene questa metamorfosi?
In che modo i maiali hanno fatto prevalere il potere sul dovere, il rancore sull'amore?
Il nostro passato, del resto, ci offre esempi concreti:
Napoleone Bonaparte, da liberatore dalla dittatura, divenne il custode delle chiavi della libertà, trasformando il suo ruolo in quello di oppressore.
È importante chiarire un punto: non è questione di capire perché esista la cattiveria. In tutti noi c'è un Mr. Hyde.
Ma quand'è che questo raccapricciante signore inizia ad appropriarsi completamente dei nostri corpi?
Nel racconto si è partiti da un principio di libertà e felicità assoluta. Poi, però, mentre si combatteva contro il nemico, si diventava come lui.
La verità, forse, è che, essendo circondati dal male, finiamo per abituarcene.
E così, all'improvviso, diventiamo esattamente come chi disprezziamo.
Non ce ne rendiamo nemmeno conto: lo sguardo luminoso diventa più buio. La mano tesa si trasforma in un pugno.
Le parole (prima pronunciate per aiutare) scagliano sull'animo ogni putrido rancore.
Nel frattempo, ci osserviamo allo specchio e continuiamo a vedere il nostro viso.
Ma lo specchio è un po' appannato e, ormai, riflette il volto di qualcun altro.
Non so se quello specchio si frantumerà mai, se uno di quei frammenti di vetro riuscirà a raggiungere qualcuno di noi, colpendolo.
Non so se la ferita provocata riuscirà a svegliarlo dal sonno profondo in cui è intrappolato.
Ma so per certo che questa trappola umana non è permanente.
Che le lotte dei più ambiziosi non sono finite nel niente.
E che, in quanto umani, abbiamo un cuore, e per questo non potremo mai perdere valore.
@Protagora